Fiori D’Acciaio (Steel Magnolias in originale) di Herbert Ross
Con Sally Fields, Julia Roberts, Daryl Hannah, Olimpia Dukakis,
Tom Skerrit, Shirley MacLaine, Sam Shepard, Dolly Parton, Dylan McDermott.
Film drammatico del 1989 tratto dall’omonima pièce di Robert Darling che ne curò anche la sceneggiatura.
Dramma agrodolce, con qualche ingenuità ma sempre molto attuale.
Una storia di amicizia al femminile anche se per fortuna i personaggi maschili non sono trasparenti.
Per evitare litigate inutili vi avviso che da qui in avanti ci saranno degli SPOILER.
La storia è molto semplice e tenera.
In un’immaginaria cittadina della Louisiana, Cinquapin, si svolgono le vicende di Mary Lynn (la Fields, mamma tenera anche se possessiva. Immensa), della sua fragile figlia Shelby (la Roberts al suo meglio. Una ragazza di campagna forte e solare per come sa combattere la sua malattia), della sua famiglia (Skerrit fa il padre, Drum, finto burbero, ruolo simile a quello che ricoprirà 3 anni dopo in In mezzo Scorre il Fiume) e delle loro amiche.
Shelby, infermiera, si sposa con Jackson (McDermott che tutto sommato è convincente nel ruolo), avvocato di successo dal cuore d’oro.
Al loro matrimonio partecipano Truvy Jones (la cantante e attrice Dolly Parton), che gestisce un salone di bellezza e ha appena assunto Annelle Dupuy (Daryl Hannah, molto tenera nel ruolo.), ragazza religiosa in fuga dal marito delinquente, viene invitata anche lei alle nozze.
Truvy è sposata con un uomo gentile e buono, nonostante l’apparente durezza, ovvero Spud Jones, in crisi perché non trova lavoro. Spud ha il volto del grande attore e drammaturgo Sam Shepard, assai intenso nel ruolo.
Vi sono poi invitate Louisa Boudreaux detta Ouiser (la MacLaine, strepitosa), vicina di casa anti conformista, in perenne lite con Drum e Clairee Belcher (la Dukakis. Molto divertente), amica nemica di Ouiser. E ovviamente sono invitati mille parenti, tanto che Shelby ha 8 damigelle. Tutte in rosa. Perché lei adora il rosa forse perché combatte contro qualcosa di brutto e cerca di vedere il mondo in rosa.
Shelby ha un figlio dal marito, (chiamato Jackson Jr in omaggio all’uomo), nonostante l’opposizione della madre, che forse del tutto torto non aveva.
D’altro canto lo stato non avrebbe mai permesso a Shelby di adottare.
Logico.
Annelle, intanto, grazie all’aiuto di Truvy, si libera del marito e si sposa con Sammy Desoto (Kevin J. Connor. Simpatico), che comanda a bacchetta a cui impone le sue tante fissazioni religiose.
Lo spaccato del Sud degli Usa è molto realistico.
Vediamo infatti le loro feste, i loro riti, il loro fare comunità.
L’unica parte non reale è che non si vede una persona di colore manco a pagarla.
E in questo senso “Pomodori Verdi fritti alla fermata del treno” di Jon Avnet lo era molto di più. Ma ok, ammettiamolo, quello era un capolavoro.
Questo è solo un film drammatico ben fatto.
E il suo lavoro lo svolge bene.
Ci sono momenti comici, tra tutti quando Shelby scherza con sua madre e i suoi fratelli dell’imminente operazione ai reni.
Segno tangibile della forza delle persone malate.
Spassoso anche quando Truvy dice:
“La miss è stata beccata con il politico in erba.”
E Claire risponde:
“Tutto era in erba. Si sono fumati tutto tranne le scarpe!”
Da lacerare il cuore lo sfogo di Mary Lynn dopo il funerale dell’amatissima figlia.
La donna racconta con molta lucidità e dolcezza gli ultimi istanti di Shelby, facendo notare come né Drum né Jackson abbiano avuto la forza di vedere il momento in cui vengono staccate le macchine:
“Si dice che gli uomini sono così forti. Eppure io ero lì. Solo io. Mi sento una privilegiata perché ero lì quando quella creatura meravigliosa è entrata nella mia vita ed ero lì quando ne è uscita.
La sua mano non tremava. Era calma. Calda.”
Poi l’esplosione:
“Sì io sto bene. Potrei andare da qui ad Atlanta. Ma mia figlia no. Non ha mai potuto! Sento una tale rabbia!
Dovevo andarmene prima io! Ero pronta!
Voglio sapere perché lei è morta! Perché quel bambino non saprà mai quanto sua madre fosse meravigliosa! Quanto ha fatto per lui! Voglio che qualcuno soffra quanto soffro io! Voglio picchiare qualcuno!”
E non si può non piangere…
Se devo trovare un difetto reale a Fiori D’Acciaio è una scena di tipico humour americano che proprio non mi fa ridere.
Claire racconta una favola al piccolo Jackson Jr, figlio di Shelby e Jackson, che avrà sì e no un anno.
Lei decide di dare il nome di Ouiser alla strega cattiva della storia. Strega che, anche se non viene detto, fa del male alla protagonista della favola, Shelby, la mamma del piccolo Jackson.
Ora ricordiamoci che quel povero bambino ha visto morire la madre, infatti il padre lo aveva trovato in lacrime che indicava la madre moribonda, svenuta per terra.
Pensate come si sia sentito quando Ouiser si è presentata, ignorando il pessimo scherzo dell’amica:
“Ciao ti ricordi di me? Sono Ouiser!”
Jack Jr ovviamente la prende a schiaffi e scappa piangendo. Nella sua testa avrà pensato di essersi trovato di fronte l’assassino della sua mamma.
No non fa ridere. So che il loro humour è così in alcuni casi ma a me non fa ridere.
Due adulti possono scherzare così, non coinvolgere un bimbo traumatizzato.
Per il resto Fiori D’Acciaio è film drammatico veramente molto bello, che colpisce in profondità su vari fronti.
Il titolo inglese (Steel Magnolias, letteralmente “Magnolie d’acciaio”) è un appellativo dato alle donne del sud degli Stati Uniti dove la magnolia è un albero molto diffuso.
Nel 2012 il network Lifetime ha prodotto il remake Steel Magnolias di Kenny Leon con un cast di attrici afroamericane: Queen Latifah (M’Lynn), Jill Scott (Truvy), Alfre Woodard (Ouiser) e Phylicia Rashād (Clairee).
Fiori D’Acciaio è disponibile nel catalogo di Netflix, qui
Oppure su Amazon Prime Video qui